Drava 2010
Cinquecento chilometri in quattro giorni per tanti non sono tanti, ma per noi si e come li
abbiamo fatti, con mtb e tenda ! E’ una pedalatina sulla Drava, Osttirol,
da giovedì 5 a domenica 8 agosto 2010 con il “vecchio” amico Alain.
Pordenone-Calalzo, poi sulla
Ciclabile delle Dolomiti attraverso Cortina e Cimabanche fino a Dobbiaco,
quindi sulla Ciclabile della Drava (Drauradweg) attraverso Lienz e Spittal fino
a Villaco e Faak am See e rientro tutto un tiro attraverso la ciclabile AlpeAdria per
Pontebba, Chiusaforte, Venzone, Dignano, Murlis, Pordenone. Abbiamo circumnavigato il Friuli...
In tedesco si dice Drauradweg, una sola parola per dire Pista Ciclabile della Drava, tre sillabe invece
di dieci, una sintesi per esprimere un concetto, il linguaggio rappresenta la cultura e il modo di porsi, come l'inglese, che usa parole più sintetiche, work, lavoro, car, automobile, una sillaba invece di 5, loro sono concentrati sul risultato, a noi italiani invece piace parlare, siamo più orientati al dire che al fare. Forse per questo motivo il loro pil è migliore ? che loro valorizzano i tecnici e gli ingegneri e noi invece gli umanisti e i politici ? forse che loro hanno avuto Kant e
noi Garibaldi ? loro Lutero e noi…
Alain era con la sua bici già collaudata in Sarkolandia (Francia di Sarkosi), dalle Alpi ai Pirenei, dal
Manzanarre al Rodano…. Io ho riesumato la mtb di mio figlio. Insomma mi
sono buttato nel fuori strada. Ovverosia ho tradito un po’ la mia bicicletta da corsa (si può
tradire un po’ ? o si tradisce e basta… ?)
Bagagli, tenda 1,8 kg, sacco a pelo
omologato 10° (in agosto…), materassino, due costumi da
bagno per slip e magliette tecniche ad asciugatura rapida, rasoio, attrezzi, bici e borraccia, e varie, sono sui 5 kg. La
bici di suo sono 11 kg, la geometria perfetta, la bici sembra disegnata su misura per me dalla Mapei, da starci in sella comodamente 10 ore… direi
fisicamente meglio che sulla sedia dell'ufficio.
Calalzo - Fiames - km 45 - dislivello in
salita modesto, da 800 a 1220 mt - giovedì 5 agosto
Nonostante le chiaramente scure previsioni
meteo… partiamo da Calalzo, l’ultima stazione ferroviaria del Cadore, in stile
liberty la stazione della Belle Epoque, l'ultima tappa dei nobili diretti a
Cortina d'Ampezzo. Calalzo che raggiungiamo da Pordenone, con cambio a
Conegliano, 8.20-10.40.
Il trasporto bici costa qualche euro, ma
sulla linea Pordenone-Conegliano le bici sono in corridoio e intralciano i
pendolari anche se siamo nell'ultima carrozza. Insomma trasporto bici in treno
è politicamente corretto, ma il servizio si paga e i treni non sono attrezzati, tanto chi vuoi che ci salga.
Naturalmente i sottopassi dei binari e la salita in treno si fanno con bici e
bagagli in spalla.
La ciclabile è fantastica, larga da due a
tre metri senza soluzione di continuità per quasi 300 km, da Calalzo a
Villacco, salvo qualche tratto su stradine isolate di paesini sperduti, e
volendo prosegue fino a Maribor. Peccato per il panorama del primo giorno,
Tofane, Cristallo, Tre cime di Lavaredo, che ci siamo persi a causa della
disavventura meteo. Dopodiché certi tratti sono stati un po' monotoni ma in
bici non ci si annoia mai come a fare spinning.
In sintesi, inforchiamo la bici a Calalzo a
metà mattina, con un cielo a nord più buio del nero e come previsto nelle
previsioni dopo 10 km comincia a diluviare. Ci fermiamo per il pranzo (panino)
senza risultato perché nel frattempo il diluvio si fa serio. Il nostro
obiettivo era San Candido ma la pioggia è inarrestabile e dopo altri 40
chilometri, poco dopo Cortina, ci arrendiamo, infreddoliti nel
campeggio di Fiames. Il prossimo campeggio è irraggiungibile, a 50 km e forse
su Cimabanche (il vecchio confine con l'Austria) scenderà anche qualche fiocco
di neve.
Evitiamo accuratamente la ricerca di un
albergo perché questo era uno dei nostri obiettivi, e poi non ritorneremmo
indietro fino a Cortina.
Camping Olympia, scarpe stonfe (unico
paio), infiltrazioni di acqua nelle borse, biancheria bagnata, tenda piantata
sotto la pioggia, fango, alle ore 17 ci sono 11 gradi bagnati che scendono a 7
nel giro di un paio d'ore, poi non si sa.
Il 5 di agosto non era nel piano. Mi salvano l’immancabile canottiera tecnica e la lavasciuga del campeggio al prezzo di 4 euro per un ciclo, e fortunati che avevamo gli spiccioli altrimenti chiamavo la protezione civile.
Il 5 di agosto non era nel piano. Mi salvano l’immancabile canottiera tecnica e la lavasciuga del campeggio al prezzo di 4 euro per un ciclo, e fortunati che avevamo gli spiccioli altrimenti chiamavo la protezione civile.
Alain compera appena in tempo gli ultimi
due panini del minimarket. Chiuso. Usciamo dal campeggio alla ricerca di un posto per cenare ma dopo venti minuti a piedi siamo ancora nel buio
totale. Nessuna segno di vita all’orizzonte. Dove sono tutti in
agosto ?
La nebbia piovigginando scende ! Ci
vorrebbe un’auto, per oggi bici basta, cancelliamo la
sola idea. E mentre rientriamo la nebbia si ritrasforma in pioggia.
La nostra uscita è comunque ripagata dallo
spettacolo di due giovani caprioli che si inseguono a lungo su e giù per il
bosco salterellando giocosamente sotto la pioggia dopo averci osservato a lungo
con curiosità come se fossimo delle presenze improbabili sotto
l’acqua mentre il buio scurisce la giornata.
Il mio saccoletto è certificato 10 gradi.
Vabbé, dormo completamente vestito da bici, compresi i guanti e la fascia per
le orecchie, manca solo il casco. Tutto ciò che contiene le fughe di calore è utile.
Materassino autogonfiante. Galleggio su tre centimetri d'acqua. Per fortuna che non ci sono fori sul fondo della tenda. Anzi ! Dunque il lato positivo, ho un materasso ad acqua come nei migliori alberghi. Alain non so, ma la sua tenda è alta circa la metà della mia, la mia è alta un metro, nella sua come entri non ti muovi. Notte.
Materassino autogonfiante. Galleggio su tre centimetri d'acqua. Per fortuna che non ci sono fori sul fondo della tenda. Anzi ! Dunque il lato positivo, ho un materasso ad acqua come nei migliori alberghi. Alain non so, ma la sua tenda è alta circa la metà della mia, la mia è alta un metro, nella sua come entri non ti muovi. Notte.
Fiames - Oberdrauburg - venerdì 6 agosto

Da Fiames fino a Cimabanche, 20 km, la salita
è relativamente modesta (350 mt) con 20 kg di bici ma affrontata con calma. Nel
primo tratto facciamo la statale per evitare le pozze d'acqua della ciclabile
sterrata che segue le piste da fondo.
Dopo Cimabanche si scende a precipizio
sulla pista di fondo verso Dobbiaco, con breve sosta davanti alle Tre Cime di
Lavaredo. Foto di rito. Mmmh abbiamo rinunciato a foto di qualità per
risparmiare i 500 grammi delle nostre macchine. Per un fotografo
indust-mobil-styl-professionista come Alain è un paradosso !
Proseguiamo, San Candido, sorgenti della
Drava, sulla più celebre San Candido-Lienz, archetipo del cicloturismo simbolo
di spensieratezza, idealizzato dall'immagine della famiglia in bicicletta che
scende felice e libera con i bimbi in prima fila sorridenti. Ma d'altronde bisogna
pur essere capaci di valorizzare l'economia turistica.
Chi ama la bicicletta come noi si diverte
davvero ma più di qualcuno è qua per adempiere a un rito collettivo. Ed è
interessante osservare i volti della gente, la mamma che non ce la fa più neanche
in discesa, con il volto sfigurato ma sorridente, ha scelto lei. La moglie che è
qua per accontentare il marito (faranno i conti a casa...). La
mamma con i bimbi che scende con gli occhi sbarrati dalla paura... La
mamma incosciente che scende sparata con il piccolo, con il casco o senza. Il
neonato nel carrettino, ma a 6 mesi non era meglio starsene all’ombra sul
prato?
In sostanza il percorso non ha nessun
significato sportivo, è solo panorama e divertimento, come un parco giochi, si scende a 30 all’ora
senza pedalare per 50 km, con rientro in treno. Ma anche una discesa di due ore
può essere impegnativa se la bicicletta è sbagliata. Se hai un fisico esile e
il bacino stretto puoi anche startene seduta sulla sella come sulla panca della
cucina altrimenti è meglio affidarsi a un esperto.
Comunque grazie al maltempo oggi il
traffico ciclistico è quasi nullo. Scendiamo veloci aiutati dal nostro peso con pochi ostacoli e pochissimi ciclisti che risalgono in direzione
opposta. Nelle domeniche di punta vi sconsiglio di fare il percorso inverso.
Circa 20 km dopo San Candido passiamo
davanti allo stabilimento della Loacker, con caffetteria e spaccio aziendale
aperti. Ma con ferma determinazione ciclistica (e un po’ di acquolina in bocca,
vista l’ora) privilegiamo il nostro peso forma e proseguiamo con la scusa di
una nuvola che si avvicina guardando l’insegna della Loacker che si
allontana dietro di noi.
Arrivati a Lienz dovete assolutamente
fermarvi per un controllo della bici nel negozio Rad Service Gernot di
Tirolerstrasse 21. La bici va bene ? Non importa, svitate un freno, inventate
una scusa. La bellezza della cassiera è da premio nobel e perdipiù ha una
propensione per la meccanica. Lei mi ha oliato il perno. Io ho sostituito la
ruota libera. In realtà la ruota libera si è veramente kaput-tata, nonostante
il marchio. Comunque, per il premio nobel,
anche le signore avranno una visione gratificante e doppia.
Ci fermiamo a 10 km nel meraviglioso
campeggio di Oberdrauburg. Dopo il fango di Fiames ora la tenda è piantata
sull'erba soffice, consistente, pulita, piscine, servizi austroungarici, profumo di
pulito anche nelle docce, panorama, ristorante vero aperto e temperatura mite
di quasi 14 gradi alle 6 di sera.
Wienerschnitzel in campeggio, coppa di
frutta e gelato nel piccolo centro di Oberdrauburg. Grande festa del patrono,
banda, assaggio di grappa locale, tutto il paese beve dallo stesso bicchiere
pulito ogni volta dallo stesso strofinaccio, forse sterilizzato dai 50 gradi
alcolici, questa è esperienza sul campo.
La pasticceria ha una terribile collezione
di torte tipiche alte 10 cm con le creme freschissime e porzioni da 3 etti ma
la nostra dieta ciclistica non lo prevede, e comunque saremmo costretti ad
assaggiarne solo una piccola parte. Mi fisso mentalmente l'obiettivo di
ritornarci con la famiglia come se fosse una delle mete turistiche più
importanti dell'Austria.
Oberdrauburg - Faak am See - sabato 7 agosto
Oggi il divertimento in discesa è finito. E
anche la Drava giovane e tumultuosa si trasforma in fiume placido e lento. La
pista prosegue con saliscendi importanti nei paesini che si affacciano sul
fiume ma ovviamente con prevalenza in discesa.
Superata la bellissima Lienz ora
incontriamo solo (veri) cicloturisti, gente che scende a Maribor o che risale
con obiettivo St Moriz. Signore cinquantenni che vanno a 20 all’ora ma in modo
costante e inarrestabile e che ti sorpassano ogni volta che fai una sosta. In
prevalenza però gente che si ferma in albergo, non campeggiatori come noi.
Qualcuno con bici da corsa, gomme da 28, portapacchi attaccato alla sella e lo
strettissimo indispensabile per l’albergo.
A Pordenone ci sono cinquantamila abitanti,
a Villaco oggi ce ne sono più di duecentomila, il centro è inavvicinabile, la
tradizionale festa della birra è al culmine, una folla incredibile, eppure
sulla nostra strada incontro i miei amici di Pordenone Silvia e Luciano…
Giro del Faakersee di nuovo sotto la
pioggia, ma gradevole, leggera e tiepida. Scartiamo due campeggi affollati e
rumorosi, nel Camping Gruber la bella proprietaria ci propone una piazzola
triste. Faccio una controproposta con un largo sorriso e mentre penso che il
mio stile non è confacente alla mentalità germanica,
il solito approccio seduttivo degli italiani, lei mi risponde con un
largo sorriso e per una notte piantiamo la tenda sul prato fronte lago. E anche
il sole ritorna…
Come i musulmani verso La Mecca, la mia
tenda è piantata con l’ingresso a sud, verso Roma, in
questo caso camera con vista sul lago.
Cena a base di wurstel e patate in un mega
self service di Faak am See, direi méta del turismo popolare austriaco, come a
Bibione ma anche di quelli che non possono permettersi la vacanza
sull'adriatico.
Inaspettatamente assistiamo a un concerto di bravi imitatori del mio disistimato idolo, Wooden Heart, The Wonder
of you… e altro, il primo Elvis che non era ancora vestito da pagliaccio in cambio di
dollari, al quale però i produttori già vietavano di cantare 500 Miles e Blowin’
in the wind, roba eversiva da Bob Dylan, al massimo era concesso Early Moring
Rain. Certo Paul Simon, Joan Baez, Neil Young e Cat Stevens sono di un altro
livello ma i sentimenti sono ingovernabili ed Elvis rappresenta un epoca della mia vita.
Dalla tenda aperta mi addormento con i
fuochi d’artificio di mezzanotte, l’aria fresca che riscalda, i riflessi del
lago e il cielo stellato sopra di me, dopo gli ultimi scandali in Italia mi viene spontaneo da pensare quello che illuminava la legge
morale di Kant.
Faak am See - Pordenone (km 165) – domenica 8 agosto
Alle 9 il tempo è splendido, la tenda già asciutta. Obiettivo la stazione ferroviaria di Tarvisio per il treno delle 14.00. Ma la salita di Coccau è molto più facile del previsto e arriviamo decisamente in anticipo sui tempi, attraverso il primo tratto della ciclabile AlpeAdria.
Aspettiamo le due ?
Proseguiamo con l'obiettivo di prendere il
treno a Pontebba o a Carnia. Tanto, pensiamo, la strada è tutta in discesa.
A Camporosso abbandoniamo la ciclabile che
si inoltra in Val Saisera con l’idea di guadagnare qualche chilometro ma non
sarà una buona idea. Sulla Pontebbana il traffico è praticamente inesistente ma
siamo esposti al vento. Il vento fortissimo che risale la Valcanale ci fa
pedalare duramente nella lunga discesa da Camporosso fino ad Osoppo. Dopodiché
non siamo più riusciti a riprendere la Ciclabile, vuoi perché mal segnalata,
vuoi perché non c’erano punti di accesso.
Facciamo dogana a Pontebba dove le guardie
austriache ci lasciano passare senza problemi, ma i doganieri italiani ci
fermano con un sorriso non certo Kantiano (ovvero vien qua che te curo mi) che
in altri tempi non avrebbe lasciato presagire nulla di buono. Ma oggi a
Pontebba c'è la tradizionale rappresentazione in ricordo del confine tra Italia
e Austria, con musica, bancarelle, specialità, artisti e artigiani del legno
che lavorano da vivo, e dogana e doganieri in costumi originali d’epoca. E’
l’unico momento vivo di 160 km di Pontebbana domenicale agostana.
A Gemona, ultima stazione ferroviaria sulla
nostra strada, misuriamo le nostre forze. Ci fermiamo per un consulto e visto
l’orario decidiamo di proseguire in bicicletta, con il nostro carico con calma
fino a Pordenone, solo 66 km, ne abbiamo già fatti 100. Sono le 2 del
pomeriggio e il sole d’agosto ci porta ampiamente sopra i 30 gradi. Stabiliamo
una sosta ogni 20 km per evitare la disidratazione (obiettivo non finire sulle
prime pagine dei giornali).
Ultima sosta il Caffè Municipio di
Pordenone, ore 17, per un rituale prosecco prima dell’ultimo chilometro.
Nessun commento:
Posta un commento