domenica 15 agosto 2010

2010 - Drauradweg - la circumnavigazione del Friuli

Drava 2010

Cinquecento chilometri in quattro giorni per tanti non sono tanti, ma per noi si e come li abbiamo fatti, con mtb e tenda ! E’ una pedalatina sulla Drava, Osttirol, da giovedì 5 a domenica 8 agosto 2010 con il “vecchio” amico Alain.

Pordenone-Calalzo, poi sulla Ciclabile delle Dolomiti attraverso Cortina e Cimabanche fino a Dobbiaco, quindi sulla Ciclabile della Drava (Drauradweg) attraverso Lienz e Spittal fino a Villaco e Faak am See e rientro tutto un tiro attraverso la ciclabile AlpeAdria per Pontebba, Chiusaforte, Venzone, Dignano, Murlis, Pordenone. Abbiamo circumnavigato il Friuli...

In tedesco si dice Drauradweg, una sola parola per dire Pista Ciclabile della Drava, tre sillabe invece di dieci, una sintesi per esprimere un concetto, il linguaggio rappresenta la cultura e il modo di porsi, come l'inglese, che usa parole più sintetiche, work, lavoro, car, automobile, una sillaba invece di 5, loro sono concentrati sul risultato, a noi italiani invece piace parlare, siamo più orientati al dire che al fare. Forse per questo motivo il loro pil è migliore ? che loro valorizzano i tecnici e gli ingegneri e noi invece gli umanisti e i politici ? forse che loro hanno avuto Kant e noi Garibaldi ? loro Lutero e noi… 

Alain era con la sua bici già collaudata in Sarkolandia (Francia di Sarkosi), dalle Alpi ai Pirenei, dal Manzanarre al Rodano…. Io ho riesumato la mtb di mio figlio. Insomma mi sono buttato nel fuori strada. Ovverosia ho tradito un po’ la mia bicicletta da corsa (si può tradire un po’ ? o si tradisce e basta… ?)

Bagagli, tenda 1,8 kg, sacco a pelo omologato 10° (in agosto…), materassino, due costumi da bagno per slip e magliette tecniche ad asciugatura rapida, rasoio, attrezzi, bici e borraccia, e varie, sono sui 5 kg. La bici di suo sono 11 kg, la geometria perfetta, la bici sembra disegnata su misura per me dalla Mapei, da starci in sella comodamente 10 ore… direi fisicamente meglio che sulla sedia dell'ufficio.

Calalzo - Fiames - km 45 - dislivello in salita modesto, da 800 a 1220 mt - giovedì 5 agosto

Nonostante le chiaramente scure previsioni meteo… partiamo da Calalzo, l’ultima stazione ferroviaria del Cadore, in stile liberty la stazione della Belle Epoque, l'ultima tappa dei nobili diretti a Cortina d'Ampezzo. Calalzo che raggiungiamo da Pordenone, con cambio a Conegliano, 8.20-10.40.

Il trasporto bici costa qualche euro, ma sulla linea Pordenone-Conegliano le bici sono in corridoio e intralciano i pendolari anche se siamo nell'ultima carrozza. Insomma trasporto bici in treno è politicamente corretto, ma il servizio si paga e i treni non sono attrezzati, tanto chi vuoi che ci salga. Naturalmente i sottopassi dei binari e la salita in treno si fanno con bici e bagagli in spalla.

La ciclabile è fantastica, larga da due a tre metri senza soluzione di continuità per quasi 300 km, da Calalzo a Villacco, salvo qualche tratto su stradine isolate di paesini sperduti, e volendo prosegue fino a Maribor. Peccato per il panorama del primo giorno, Tofane, Cristallo, Tre cime di Lavaredo, che ci siamo persi a causa della disavventura meteo. Dopodiché certi tratti sono stati un po' monotoni ma in bici non ci si annoia mai come a fare spinning.

In sintesi, inforchiamo la bici a Calalzo a metà mattina, con un cielo a nord più buio del nero e come previsto nelle previsioni dopo 10 km comincia a diluviare. Ci fermiamo per il pranzo (panino) senza risultato perché nel frattempo il diluvio si fa serio. Il nostro obiettivo era San Candido ma la pioggia è inarrestabile e dopo altri 40 chilometri, poco dopo Cortina, ci arrendiamo, infreddoliti nel campeggio di Fiames. Il prossimo campeggio è irraggiungibile, a 50 km e forse su Cimabanche (il vecchio confine con l'Austria) scenderà anche qualche fiocco di neve.
Evitiamo accuratamente la ricerca di un albergo perché questo era uno dei nostri obiettivi, e poi non ritorneremmo indietro fino a Cortina.


Camping Olympia, scarpe stonfe (unico paio), infiltrazioni di acqua nelle borse, biancheria bagnata, tenda piantata sotto la pioggia, fango, alle ore 17 ci sono 11 gradi bagnati che scendono a 7 nel giro di un paio d'ore, poi non si sa.
Il 5 di agosto non era nel piano. Mi salvano l’immancabile canottiera tecnica e la lavasciuga del campeggio al prezzo di 4 euro per un ciclo, e fortunati che avevamo gli spiccioli altrimenti chiamavo la protezione civile.

Alain compera appena in tempo gli ultimi due panini del minimarket. Chiuso. Usciamo dal campeggio alla ricerca di un posto per cenare ma dopo venti minuti a piedi siamo ancora nel buio totale. Nessuna segno di vita all’orizzonte. Dove sono tutti in agosto ?
La nebbia piovigginando scende ! Ci vorrebbe un’auto, per oggi bici basta, cancelliamo la sola idea. E mentre rientriamo la nebbia si ritrasforma in pioggia.

La nostra uscita è comunque ripagata dallo spettacolo di due giovani caprioli che si inseguono a lungo su e giù per il bosco salterellando giocosamente sotto la pioggia dopo averci osservato a lungo con curiosità come se fossimo delle presenze improbabili sotto l’acqua mentre il buio scurisce la giornata.

Il mio saccoletto è certificato 10 gradi. Vabbé, dormo completamente vestito da bici, compresi i guanti e la fascia per le orecchie, manca solo il casco. Tutto ciò che contiene le fughe di calore è utile.

Materassino autogonfiante. Galleggio su tre centimetri d'acqua. Per fortuna che non ci sono fori sul fondo della tenda. Anzi ! Dunque il lato positivo, ho un materasso ad acqua come nei migliori alberghi. Alain non so, ma la sua tenda è alta circa la metà della mia, la mia è alta un metro, nella sua come entri non ti muovi. Notte.


Fiames - Oberdrauburg - venerdì 6 agosto

Sveglia. Oggi sole. Nuvole nere si alternano al sole. Oggi le nostre soste saranno piacevolmente cadenzate dai treni di nuvole che si inseguono nel cielo da sinistra verso destra, da Salisburgo verso Trieste. Quando il treno si avvicina noi acceleriamo, quando il nero è davanti facciamo una sosta. Pioggia dietro, bagnato davanti, funziona, oggi prenderemo solo qualche goccia.
Da Fiames fino a Cimabanche, 20 km, la salita è relativamente modesta (350 mt) con 20 kg di bici ma affrontata con calma. Nel primo tratto facciamo la statale per evitare le pozze d'acqua della ciclabile sterrata che segue le piste da fondo.

Dopo Cimabanche si scende a precipizio sulla pista di fondo verso Dobbiaco, con breve sosta davanti alle Tre Cime di Lavaredo. Foto di rito. Mmmh abbiamo rinunciato a foto di qualità per risparmiare i 500 grammi delle nostre macchine. Per un fotografo indust-mobil-styl-professionista come Alain è un paradosso !

Proseguiamo, San Candido, sorgenti della Drava, sulla più celebre San Candido-Lienz, archetipo del cicloturismo simbolo di spensieratezza, idealizzato dall'immagine della famiglia in bicicletta che scende felice e libera con i bimbi in prima fila sorridenti. Ma d'altronde bisogna pur essere capaci di valorizzare l'economia turistica.

Chi ama la bicicletta come noi si diverte davvero ma più di qualcuno è qua per adempiere a un rito collettivo. Ed è interessante osservare i volti della gente, la mamma che non ce la fa più neanche in discesa, con il volto sfigurato ma sorridente, ha scelto lei. La moglie che è qua per accontentare il marito (faranno i conti a casa...). La mamma con i bimbi che scende con gli occhi sbarrati dalla paura... La mamma incosciente che scende sparata con il piccolo, con il casco o senza. Il neonato nel carrettino, ma a 6 mesi non era meglio starsene all’ombra sul prato?

In sostanza il percorso non ha nessun significato sportivo, è solo panorama e divertimento, come un parco giochi, si scende a 30 all’ora senza pedalare per 50 km, con rientro in treno. Ma anche una discesa di due ore può essere impegnativa se la bicicletta è sbagliata. Se hai un fisico esile e il bacino stretto puoi anche startene seduta sulla sella come sulla panca della cucina altrimenti è meglio affidarsi a un esperto.

Comunque grazie al maltempo oggi il traffico ciclistico è quasi nullo. Scendiamo veloci aiutati dal nostro peso con pochi ostacoli e pochissimi ciclisti che risalgono in direzione opposta. Nelle domeniche di punta vi sconsiglio di fare il percorso inverso.

Circa 20 km dopo San Candido passiamo davanti allo stabilimento della Loacker, con caffetteria e spaccio aziendale aperti. Ma con ferma determinazione ciclistica (e un po’ di acquolina in bocca, vista l’ora) privilegiamo il nostro peso forma e proseguiamo con la scusa di una nuvola che si avvicina guardando  l’insegna della Loacker che si allontana dietro di noi.

Arrivati a Lienz dovete assolutamente fermarvi per un controllo della bici nel negozio Rad Service Gernot di Tirolerstrasse 21. La bici va bene ? Non importa, svitate un freno, inventate una scusa. La bellezza della cassiera è da premio nobel e perdipiù ha una propensione per la meccanica. Lei mi ha oliato il perno. Io ho sostituito la ruota libera. In realtà la ruota libera si è veramente kaput-tata, nonostante il marchio. Comunque, per il premio nobel, anche le signore avranno una visione gratificante e doppia.

Ci fermiamo a 10 km nel meraviglioso campeggio di Oberdrauburg. Dopo il fango di Fiames ora la tenda è piantata sull'erba soffice, consistente, pulita, piscine, servizi austroungarici, profumo di pulito anche nelle docce, panorama, ristorante vero aperto e temperatura mite di quasi 14 gradi alle 6 di sera.

Wienerschnitzel in campeggio, coppa di frutta e gelato nel piccolo centro di Oberdrauburg. Grande festa del patrono, banda, assaggio di grappa locale, tutto il paese beve dallo stesso bicchiere pulito ogni volta dallo stesso strofinaccio, forse sterilizzato dai 50 gradi alcolici, questa è esperienza sul campo. 

La pasticceria ha una terribile collezione di torte tipiche alte 10 cm con le creme freschissime e porzioni da 3 etti ma la nostra dieta ciclistica non lo prevede, e comunque saremmo costretti ad assaggiarne solo una piccola parte. Mi fisso mentalmente l'obiettivo di ritornarci con la famiglia come se fosse una delle mete turistiche più importanti dell'Austria.

Oberdrauburg - Faak am See - sabato 7 agosto

Oggi il divertimento in discesa è finito. E anche la Drava giovane e tumultuosa si trasforma in fiume placido e lento. La pista prosegue con saliscendi importanti nei paesini che si affacciano sul fiume ma ovviamente con prevalenza in discesa.

Superata la bellissima Lienz ora incontriamo solo (veri) cicloturisti, gente che scende a Maribor o che risale con obiettivo St Moriz. Signore cinquantenni che vanno a 20 all’ora ma in modo costante e inarrestabile e che ti sorpassano ogni volta che fai una sosta. In prevalenza però gente che si ferma in albergo, non campeggiatori come noi. Qualcuno con bici da corsa, gomme da 28, portapacchi attaccato alla sella e lo strettissimo indispensabile per l’albergo.

A Pordenone ci sono cinquantamila abitanti, a Villaco oggi ce ne sono più di duecentomila, il centro è inavvicinabile, la tradizionale festa della birra è al culmine, una folla incredibile, eppure sulla nostra strada incontro i miei amici di Pordenone Silvia e Luciano…

Giro del Faakersee di nuovo sotto la pioggia, ma gradevole, leggera e tiepida. Scartiamo due campeggi affollati e rumorosi, nel Camping Gruber la bella proprietaria ci propone una piazzola triste. Faccio una controproposta con un largo sorriso e mentre penso che il mio stile non è confacente alla mentalità germanica, il solito approccio seduttivo degli italiani, lei mi risponde con un largo sorriso e per una notte piantiamo la tenda sul prato fronte lago. E anche il sole ritorna… 

Come i musulmani verso La Mecca, la mia tenda è piantata con l’ingresso a sud, verso Roma, in questo caso camera con vista sul lago.

Cena a base di wurstel e patate in un mega self service di Faak am See, direi méta del turismo popolare austriaco, come a Bibione ma anche di quelli che non possono permettersi la vacanza sull'adriatico.

Inaspettatamente assistiamo a un concerto di bravi imitatori del mio disistimato idolo, Wooden Heart, The Wonder of you… e altro, il primo Elvis che non era ancora vestito da pagliaccio in cambio di dollari, al quale però i produttori già vietavano di cantare 500 Miles e Blowin’ in the wind, roba eversiva da Bob Dylan, al massimo era concesso Early Moring Rain. Certo Paul Simon, Joan Baez, Neil Young e Cat Stevens sono di un altro livello ma i sentimenti sono ingovernabili ed Elvis rappresenta un epoca della mia vita.

Dalla tenda aperta mi addormento con i fuochi d’artificio di mezzanotte, l’aria fresca che riscalda, i riflessi del lago e il cielo stellato sopra di me, dopo gli ultimi scandali in Italia mi viene spontaneo da pensare quello che illuminava la legge morale di Kant.

Faak am See - Pordenone (km 165) – domenica 8 agosto

Alle 9 il tempo è splendido, la tenda già asciutta. Obiettivo la stazione ferroviaria di Tarvisio per il treno delle 14.00. Ma la salita di Coccau è molto più facile del previsto e arriviamo decisamente in anticipo sui tempi, attraverso il primo tratto della ciclabile AlpeAdria.

Aspettiamo le due ?
Proseguiamo con l'obiettivo di prendere il treno a Pontebba o a Carnia. Tanto, pensiamo, la strada è tutta in discesa.

A Camporosso abbandoniamo la ciclabile che si inoltra in Val Saisera con l’idea di guadagnare qualche chilometro ma non sarà una buona idea. Sulla Pontebbana il traffico è praticamente inesistente ma siamo esposti al vento. Il vento fortissimo che risale la Valcanale ci fa pedalare duramente nella lunga discesa da Camporosso fino ad Osoppo. Dopodiché non siamo più riusciti a riprendere la Ciclabile, vuoi perché mal segnalata, vuoi perché non c’erano punti di accesso.

Facciamo dogana a Pontebba dove le guardie austriache ci lasciano passare senza problemi, ma i doganieri italiani ci fermano con un sorriso non certo Kantiano (ovvero vien qua che te curo mi) che in altri tempi non avrebbe lasciato presagire nulla di buono. Ma oggi a Pontebba c'è la tradizionale rappresentazione in ricordo del confine tra Italia e Austria, con musica, bancarelle, specialità, artisti e artigiani del legno che lavorano da vivo, e dogana e doganieri in costumi originali d’epoca. E’ l’unico momento vivo di 160 km di Pontebbana domenicale agostana.

A Gemona, ultima stazione ferroviaria sulla nostra strada, misuriamo le nostre forze. Ci fermiamo per un consulto e visto l’orario decidiamo di proseguire in bicicletta, con il nostro carico con calma fino a Pordenone, solo 66 km, ne abbiamo già fatti 100. Sono le 2 del pomeriggio e il sole d’agosto ci porta ampiamente sopra i 30 gradi. Stabiliamo una sosta ogni 20 km per evitare la disidratazione (obiettivo non finire sulle prime pagine dei giornali).

Ultima sosta il Caffè Municipio di Pordenone, ore 17, per un rituale prosecco prima dell’ultimo chilometro.


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